Autore: Gianfranco Piazzolla
Delegato PIÙ Viterbo
Nell’ottica di uno snellimento significativo per la fase di creazione di impresa è necessario puntare a una sensibile riduzione dei dati da compilare e presentare in fase di certificazione di inizio attività, in contrapposizione ad una evidente mancanza di logica nei caotici (e tutt’altro che chiari) processi nell’ambito della filiera delle aperture di impresa.
Il riferimento è alle comunicazioni di inizio attività delle aziende, effettuate tramite il servizio digitale “Impresa in un giorno”, per il quale molti comuni utilizzano piattaforme diverse dallo stesso portale nazionale, in netto contrasto con la tanto decantata semplificazione che dovrebbe scaturire dall’utilizzo obbligatorio di software in remoto per i quali, ricordiamoci, occorrono sistemi hardware che in molti casi non sono alla portata degli aspiranti imprenditori, costretti per forza di casi a rivolgersi a professionisti o strutture, i cui costi di pratica ricadono inevitabilmente su di loro.
Si consideri che per la compilazione della vecchia scia su carta si impiega, per i casi più strutturati, una media di 5 minuti per fare tutto il fascicolo da presentare.
Se è vero che la digitalizzazione a favore di cittadini e imprese sia effettivamente utile occorre testare la sua efficacia in termini di “tempo” per chi scrive e finalizza una pratica, in termini di “chiarezza” dello strumento utilizzato per raggiungere tale scopo e in termini, quindi, di “immediatezza” degli effetti circa l’operatività di impresa e di filiera amministrativa, sia per i cittadini che per le imprese.
Ebbene questi strumenti per ora sembrano essere di “sbilanciato” vantaggio per le pubbliche amministrazioni, che si limitano semplicemente a leggere e chiedere correzioni sui dati già preimpostati da cittadini e imprese.
Questo significa che per fare una scia di un’impresa, ad esempio, ora non si impiegano più i 5 minuti di una volta. Occorrono circa 30 minuti sino ad arrivare anche ad un’ora a seconda della complessità della pratica e del funzionamento dei sistemi informatici nazionali /regionali/comunali, molto spesso al centro di problematiche legate al malfunzionamento antitetico alla tanto decantata efficienza italica digitale che, a quanto visto nei momenti del bisogno, ha clamorosamente confermato di essere una delle peggiori d’Europa, fallendo quasi in toto.
Così illustrata la situazione, diventa urgente il dimezzamento delle informazioni e dei campi di inutile compilazione delle scia relative alle imprese così come di tutte quelle processazioni digitali “subite” dai cittadini, talvolta anche anziani e totalmente disorientati dinanzi al caos digitale e quindi discriminati rispetto a coloro che usano i mezzi informatici senza alcun problema.
In merito all’inizio delle attività delle imprese, PIÙ Partite Iva chiederà un confronto ad un tavolo tecnico per mostrare le proposte di semplificazione della pratica digitale in fase di impresa e avvio di impresa a favore degli imprenditori e aspiranti tali. Con ciò si intende anche soffermarci sul ruolo dei pubblici uffici, proponendo di potenziare le modalità operative degli stessi al fine di programmare le fasi di reperimento documentale per le quali corre l’obbligo di allegazione, strutturando specifiche procedure di recupero da parte degli enti locali stessi ed evitando quindi di caricare l’onere a cittadini ed imprese.
Diventa, quindi, opportuno (e non più rinviabile) un tavolo di confronto per programmare e uniformare un’azione congiunta tra parti sociali, datoriali, ordini, enti pubblici e Stato, con ascolto fattivo da parte dello Stato, innanzitutto, affinché venga rivista la legge quadro sul commercio e su tutte le leggi regionali che ne hanno seguito i dettami secondo le loro autonomie.
L’obiettivo non è certo quello di smobilizzare il sistema digitale ma di renderlo, piuttosto, immediato, comprensibile e di vera utilità per cittadini e per le imprese e ripristinare ciò che fino a qualche anno fa ricadeva incontrovertibilmente sui doveri dell’ente pubblico verso la collettività.
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