Li abbiamo visti lentamente spegnersi mentre accendevano, sempre più stanchi, i loro dispositivi per entrare in DAD. E, tra loro, c’è anche chi, privo di computer, tablet e connessione, è rimasto indietro. Cosa aberrante, che un Paese civile non può e non deve permettersi.
La faccenda Covid sarà ancora lunga. Molto lunga ed è impensabile strappare via i nostri bambini e ragazzi dalla loro quotidianità, fatta non solo di lezioni in classe ma anche e soprattutto dell’interazione con i compagni di classe. Sorrisi, pianti, litigi e ricomposizioni. Il confronto vis a vis tra loro e con gli insegnanti. La campanella dell’ingresso a scuola, dove arrivano mezz’ora prima per interagire tra loro e la campanella dell’intervallo, che ti lascia respirare tra una lezione e l’altra. Tutto questo, in qualche modo, con la massima attenzione e con tutte le misure di sicurezza, dobbiamo restituirglielo!
E, mentre noi pensiamo a come restituire loro una quotidianità fatta di aria e respiro, i nostri ragazzi, esausti, hanno dato via a una serie di proteste. Hanno iniziato l’11 gennaio con uno sciopero nazionale, lanciato dalla rete degli studenti medi: migliaia di ragazzi si sono astenuti dalla DAD con la richiesta di maggiori garanzie e certezze in merito al ritorno a scuola. Computer chiusi e qualcuno in piazza con manifestazione pacifica e “protetta” con mascherina e distanziamento.
Poi è arrivata l’occupazione del Liceo Manzoni di Milano, con un gruppo di circa quaranta ragazzi e ragazze che hanno occupato il cortile e hanno dormito in sacco a pelo. Richiesta: tornare a scuola.
Le loro testimonianze sottolineano quanto le istituzioni siano lontane dalla comprensione di questo disagio. La didattica a distanza è scuola solo a metà! E, in questo tempo assurdo, la DDI (didattica a distanza integrata), con metà classe in presenza e metà classe collegata al pc, a rotazione, poteva continuare a essere una soluzione. Soluzione sacrificata per il malfunzionamento e l’affollamento dei mezzi pubblici, che doveva e doveva essere risolta in altro modo. E, invece, la soluzione più rapida e meno ragionata è stata la chiusura delle scuole, con regioni, come la Campania, dove bambini e ragazzi sono in DAD dal 10 ottobre (in presenza solo nido, asilo, prima e seconda elementare).
Genitori, amici, cittadini e cittadine, hanno fatto subito sentire il loro appoggio: questi studenti e studentesse non hanno fatto altro che difendere il loro diritto allo studio.
L’azione di questo gruppo ha riscosso enorme successo mediatico, ha risvegliato molte persone dal torpore, ha dato coraggio, infuso speranza, unito comunità.
Dall’azione di questi ragazzi ci devono tornare alla mente alcuni dialoghi dal film L’attimo fuggente. “È proprio quando credete di sapere qualcosa, che dovete guardarla da un’altra prospettiva, anche se può sembrarvi sciocco o assurdo, ci dovrete provare. Ecco, quando leggete, non considerate soltanto l’autore, considerate quello che voi pensate. Figlioli, dovete combattere per trovare la vostra voce. Più tardi cominciate a farlo, più grosso è il rischio di non trovarla affatto. Thoreau dice che molti uomini hanno vita di quieta disperazione. Non vi rassegnate a questo! Ribellatevi!
Non affogatevi nella pigrizia mentale. Guardatevi intorno!
Osate cambiare. Cercate nuove strade.”
Questo “risveglio” di menti, cuori, coraggio, desiderio di libertà e di difesa dei propri diritti ha portato ad una ulteriore azione vincente da parte del Comitato A scuola, comitato di genitori con una pagina su Facebook e un account Intragram, che ha presentato nei giorni scorsi al TAR di Regione Lombardia un ricorso contro l’ordinanza del Presidente Fontana dell’8 di gennaio n. 676. E, ieri, arriva la vittoria: con decreto del 13 gennaio 2021, il Presidente del TAR ha accolto il ricorso presentato e ha sospeso l’ordinanza della Regione, accogliendone le censure relative alla contraddittorietà e l’irragionevolezza dell’ordinanza impugnata e ne ha sospeso l’efficacia. Quindi, in base all’organizzazione dei singoli Istituti scolastici, oggi, a Milano, si torna a scuola!
Tutti insieme si può fare: dialogo, apertura mentale, tenacia, conoscenza sono gli elementi necessari che devono guidarci nella continua richiesta di mantenere i nostri diritti vivi, per tutti noi, per i nostri figli, in memoria dei nostri cari.
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