La Commissione TURISMO PIÙ Partite Iva Unite è diretta da Mino Reganato.

La catastrofica situazione del comparto turistico a causa dell’emergenza sanitaria da Covid- 19 sta mietendo vittime giornalmente tra tutti gli attori economici del settore. Vi è una netta sensazione  che  il  problema  non  animi  troppo  le  coscienze  di  chi  dovrebbe  invece  fornire SOLUZIONI e non espedienti basati su elargizioni di pochi euro per fronteggiare poi cosa se si continua  a  vietare  tra  l’altro,  i  licenziamenti  anche  a  chi  di  fatto  ha  dovuto”  tirare  giù  la saracinesca” per mancanza di Clientela! È il solito “leit motiv” tipico di alcuni governi che non attua azioni “del fare” per paura (o per incompetenza) di sbagliare perdendo ovviamente di credibilità, seguendo alla lettera l’adagio che recita “Chi non fa non sbaglia mai”.

Il  problema  della  stasi  nel  settore  turistico,  mette  a  nudo  tra l’altro,  un  problema  oramai conclamato a livello europeo: la mancanza assoluta di condivisione di azioni comuni volte alla risoluzione di criticità che sarebbe invece propedeutico a rendere il continente uno e con diritti  e  doveri  eguali,  mettendo  da  parte tentativi  di  assurde  egemonie  di  carattere nazionalistico. A tal riguardo, vorrei evidenziare che al momento sono aperti Paesi europei che hanno più di 15 mila contagi al giorno e sono chiusi Paesi extraeuropei che ne hanno solo 200/300 al giorno!

A mio avviso le soluzioni immediate per la ripartenza del turismo sono racchiuse in due primi punti:

L’istituzione di corridoi turistici all’interno della Comunità europea

L’obbligo di effettuare “tamponi veloci” simili a quanto già avviene per le Crociere, prima di partire e al rientro.

Attualmente, funzionari statunitensi stanno spingendo con forza per la creazione di un corridoio turistico transatlantico da/per il Regno Unito e da qualche giorno anche da/per la Germania (questo per sottolineare nuovamente, la totale mancanza di azioni comuni della Comunità europea). Oltre a ciò, il governo spagnolo ha raggiunto un accordo con i dirigenti regionali delle Isole Canarie e delle Isole Baleari su un protocollo per stabilire corridoi di viaggio con i Paesi europei. L’accordo è stato stabilito per consentire la mobilità dei viaggiatori al fine di riattivare il turismo nei due arcipelaghi spagnoli senza mettere a rischio il pubblico. “I protocolli sono una misura utile per raggiungere accordi con i nostri partner europei per permetterci di recuperare la mobilità e riattivare il flusso di turisti in condizioni di sicurezza”, ha annunciato il ministro dell’Industria, del Commercio e del Turismo.

Il protocollo concordato stabilisce che qualsiasi viaggiatore in arrivo alle Isole Canarie o alle Isole Baleari, proveniente da una destinazione con un’incidenza accumulata di 50 o meno ogni 100.000 abitanti negli ultimi 14 giorni non dovrà sottoporsi a nessun test all’arrivo negli aeroporti degli arcipelaghi. Chi arriva da destinazioni con un indice di contagi oltre il 50 dovrà presentare un test diagnostico negativo per infezione attiva effettuato entro 48 ore prima del volo. Prima di lasciare le isole, tutti i viaggiatori dovranno sottoporsi a un test diagnostico per l’infezione attiva, 48 ore prima del volo di ritorno. Tali esami verranno effettuati presso centri assegnati dalle autorità sanitarie, senza alcun costo per il turista. Se l’esito del test fosse positivo, il turista non potrà volare e sarà messo in quarantena nella destinazione. Questa situazione continuerà fintanto che entrambi gli arcipelaghi si troveranno al di fuori della cosiddetta zona verde, secondo le raccomandazioni dell’UE (25 casi ogni 100.000 abitanti).

I governi delle Isole Canarie e delle Isole Baleari copriranno i costi associati per il turista nel caso ricevesse esito positivo e saranno tenuti alla quarantena, fornendo una serie di alloggi assegnati a tale scopo. Ove necessario, verrebbero coperte anche le spese dell’assistenza sanitaria o il ricovero. Il gruppo di lavoro che ha stabilito questo protocollo per i corridoi turistici ha confermato che i due arcipelaghi hanno le capacità necessarie per adottare queste misure.

Chiosando quanto succitato, mi vien da chiedere: perché da noi, Paese altamente a vocazione turistica, con un PIL che si attesta al 13% oltre l’indotto generato, con un numero di lavoratori impiegati di 1.621.000 unità che rappresentano il 7% del totale nazionale, non riesce a fornire VERE SOLUZIONI e non cure palliative da capezzale di malato terminale?

Vorrei anche sottolineare, la costante ascesa del numero di partite IVA presenti nel settore turistico (a tutti i livelli e categorie) anche a causa della crisi del lavoro dipendente, oramai conclamata. Lavoratori che attualmente non hanno diritto a nessun ammortizzatore sociale a parte la misera elemosina dei fatidici BONUS del Governo. A mio avviso, bisogna cercare di far giungere in alto loco, la necessità di attuare programmi di ripresa al fine di non consentire che tale criticità possa in qualche modo, tramutarsi in un drammatico scontro sociale.

DATA DI PUBBLICAZIONE: 19 NOVEMBRE 2020