La Storia insegna. Nella vittoria e nella sconfitta. Nello sport come nella vita.
La vittoria ti rende grande. Indubbiamente. Incide il tuo nome nella Storia. Ma e’ il modo in cui affronti la sconfitta che ti rende veramente un signore. E ieri abbiamo assistito -per l’ennesima volta ma comunque fedele alla loro tradizione- ad atteggiamenti da esseri piccoli piccoli. Sì, ominicchi. I fischi durante l’inno italiano, il calpestare il tricolore fuori dallo stadio, il pestare il tifoso avversario, per concludere con lo spettacolo indegno dei giocatori che disertano la premiazione dei vincitori e sfilano in un nano secondo la medaglia dal collo dei secondi arrivati. Neanche fosse la peste, ma solo perché intrisa della loro peggiore invidia. Ed incapacità di dare valore anche alla sconfitta.
E tutto questo dopo essersi inginocchiati ad inizio partita. Ma solo sulla loro innata ipocrisia. Quella sì famosa in tutto il mondo, da meritare la medaglia d’oro.
Potete anche vantarvi del vostro English “style” (l’eufemismo e’ d’obbligo), delle vostre impolverate etichette dettate nei secoli dai vostri sovrani, per i quali sarete solo dei poveri sudditi. Schiavi delle loro anacronistiche stupidità. Ma il passo di rimanere non distanti da quei barbari incivili che conobbe e conquistò Giulio Cesare prima e l’imperatore Claudio dopo, e’ veramente breve.
La Storia non dimentica. Ed insegna.
God save Italy. E gli Italiani: un popolo con mille difetti ma di certo più signore. E che troppo spesso dimentica con colposa facilità, daltonico come e’ nel vedere l’erba del proprio vicino sempre più verde.
Fermiamoci ogni tanto ad ammirare, con orgoglio, quel verde che brilla nel nostro tricolore. E da quelle radici solide troveremo la forza di volare. Ancora.
Grazie, Italia.
Dott.ssa Daniela Manno
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