L’abusivismo nel settore dei viaggi: una condizione ripetuta e incontrollata che assieme al comparto commercio, produce un giro di affari di ben 23 miliardi di euro, danneggiando l’erario per oltre 11 miliardi per mancati introiti fiscali e contributivi. Basti pensare che eliminando tutte le attività illecite ed abusive, potremmo favorire l’abbassamento delle tasse oltre a un considerevole taglio dell’Irpef, rendendo giustizia a tutti coloro che ligi al dovere fiscale, assistono attoniti e purtroppo impotenti a questa annosa condizione.
Vendere un viaggio abusivamente mette a repentaglio la vacanza dello stolto acquirente che comprando un pacchetto o un soggiorno senza ricevere la dovuta documentazione e soprattutto le polizze assicurative (Responsabilità Civile e Fondo di garanzia ed a assicurazioni accessorie), in caso di vacanza rovinata, incidenti durante il soggiorno o per servizi prenotati e non saldati dall’abusivo (capita anche questo) oltre al rischio di non poter per ovvie ragioni, accedere ad eventuali rimborsi può essere costretto a pagare nuovamente i servizi.
Basta fare un giro tra siti e social network per assistere a un bazar di proposte di vacanze a cura di abusivi di turno che propinano un elenco di destinazioni e pacchetti tutto incluso da far impallidire i più importanti tour operator nazionali. A latere poi vi sono i famosi “madonnari” cioè coloro che organizzano soggiorni verso mete religiose con formula tutto incluso, prendendo soldi esclusivamente dal colore scuro (leggasi nero) dai partecipanti e saldando i fornitori solo con moneta cash (quindi non tracciabile), richiedendo poi una ricevuta fiscale non intestata (per ovvie ragioni) oppure più ricevute. Et les jeux sont faits!
Ma in tutto ciò, lo Stato cosa fa?
E qui mi viene in mente la famosa canzone del mai dimenticato Faber De André che recita “e lo Stato che fa? Si costerna, s’indigna, s’impegna, poi getta la spugna con gran dignità” Una presenza da ectoplasma disinteressato ma correo nella proliferazione dilagante dell’abusivismo da “all inclusive” dove i malandrini (perché cosi bisogna appellarli) la fanno sempre franca grazie all’azione nell’ombra e dove è assente un controllo continuo, proprio alla stregua di ciò che succede per la classificazione degli alberghi in Italia.
Eppure non è che sia così difficile, le soluzioni ci sono. Attuando le giuste operazioni di controllo, si riuscirebbe a far emergere le posizioni abusive dal sottobosco degli irregolari, procedendo ad annotarli penalmente sul taccuino delle malefatte per abuso della professione che ricordo prevede, la reclusione da sei mesi a tre anni e una multa da euro 10.000 a euro 50.000 con buona pace dell’erario che vedrà diminuire la cifra marcata in rosso per mancati introiti da abusivismo. E già questo potrebbe risultare elemento deterrente se applicato correttamente e in modo continuo.
Perché dunque un’onesta agenzia di viaggi dovrebbe sottostare a regole inflessibili ma giuste mentre “altri” aggirano l’ostacolo con degli “escamotage” di cui tutti sappiamo la natura e come applicarli. Non è già stata troppo colpita dagli ultimi drammatici eventi (ancora presenti) relativi alla criticità pandemica? E poi, tale “andazzo” non suggerisce a qualche esasperato di emulare le “gesta malandrine”?

Proporrei a tal riguardo, la creazione di un pacchetto “all inclusive” per coloro che oltre a raggirare le leggi nazionali, usurpano i giusti diritti dei professionisti aventi titolo ad operare nel comparto. Lo chiamerei “Un posto al fresco” dove certamente si ritempreranno dallo stress da lavoro…abusivo.

Mino Reganato
Direttore Nazionale Commissione Turismo PIU’