Egregio Presidente del Consiglio dei Ministri Prof. Mario Draghi

Egregi Ministro del Turismo On.le Massimo Garavaglia e dello Sviluppo Economico On.le Giancarlo Giorgetti

L’onda pandemica che ha travolto e sconvolto le nostre esistenze, oltre alla indubbia rilevanza sotto l’aspetto umano per le perdite di migliaia di nostri concittadini e per la sofferenza ancora di troppi, ha avuto e, soprattutto, avrà gravissime ripercussioni sotto l’aspetto sociale ed economico ancora per lunghi anni. Una sorta di guerra non dichiarata che, con le sue “bombe”, tuttora sta minando le nostre esistenze presenti e future.
Ma la storia ha sempre insegnato che è nei momenti di crisi più buia, dalla profondità di una strada impervia ed all’apparenza senza via di uscita che nasce la spinta verso la ricrescita più florida.
Ogni nazione ha il suo punto di forza, il suo fiore all’occhiello. E l’Italia, grazie alla sua unicità di bellezze paesaggistiche, alla sua storia millenaria, alla sua cultura, alle sue eccellenze enogastronomiche, alla sua arte, alle sue tradizioni, al suo artigianato, al suo genio creativo, da tutto questo non può e non deve esimersi dall’attingere la linfa della propria salvezza economica.
Ed e’ il turismo nazionale, con le sue diverse sfaccettature, l’attore che può e deve giocare il ruolo da protagonista.

Un settore questo oramai giunto però allo stadio di malato terminale. La crisi, che da oltre un anno oramai imperversa sul comparto, ha lasciato una lunga scia di aziende costrette a chiudere la propria attività ed altre che purtroppo seguiranno lo stesso destino, con una flessione al momento di 53 miliardi di euro in entrate. E l’orizzonte che si prospetta e’ ancora denso di nubi, visto che si prevedono ulteriori miliardi di euro di perdita nel semestre del 2021.
Una tragedia davvero senza precedenti per il settore.
Da questo quadro per nulla rassicurante abbiamo pertanto il dovere e la necessità di fornire valide e concrete soluzioni alle sorti, altrimenti avverse, di un comparto essenziale ai fini della rinascita economica del Paese. Ricordiamo che il turismo vale oggi il 13% di PIL, a cui andrebbe aggiunto il 7% di indotto costituito dalla produzione di beni e/o servizi da parte di aziende che vivono in toto o in parte grazie al nostro “petrolio”.
Evitare una crisi così importante sarebbe stato impossibile, considerata la globalità della stessa. Di contro, però, limitare i danni ed accelerare il ritorno ai viaggi, comunque in sicurezza, sarebbe possibile attraverso politiche di sviluppo urgenti. E’ opportuno, in primis, sensibilizzare i politici ad intraprendere percorsi già battuti da altri Paesi, come di seguito esposto, e dare ampio spazio alle progettualità innovative, al fine di limitare i danni e contestualmente dare maggiore ossigeno all’economia.
Alla luce di ciò, ci preme esporre di seguito alcuni interventi immediati ed indispensabili, che certamente potranno accelerare questo processo di rinascita del comparto attraverso l’istituzione, primaria, dei cosiddetti “corridoi sanitari nazionali ed internazionali”.
Il Governo, di concerto con gli altri Paesi, dovrebbe investire nella costituzione di queste strutture e di contro favorire il soggiorno sicuro nei poli turistici italiani, obbligando l’adozione di protocolli sanitari con la sottoscrizione di polizze assicurative (rilasciate unicamente in sede di verifica dell’applicazione dei protocolli) a cura delle aziende costituenti la filiera.

Di seguito quelle che per il partito PIU’ possono essere le azioni propedeutiche e strutturali per la creazione di questi corridoi turistici:
– Introduzione di protocolli sanitari uguali per tutti i Paesi facenti parte della cordata per l’istituzione dei corridoi stessi;
– Adozione da parte dei governi di una chiara politica di gestione del rischio in conformità con le recenti raccomandazioni degli organi preposti alla sicurezza sanitaria mondiale, che di fatto risulta essere in netto contrasto con l’attuale prevenzione dei rischi, come il caso della quarantena, che di fatto blocca o non favorisce gli spostamenti;
– Emissione del pass di viaggio digitale attraverso l’uso di un QRcode sul proprio cellulare che, attraverso la lettura dello stesso tramite tablet o pistola-lettore di codici, garantirebbe il risultato dei test del tampone 48 ore prima della prevista partenza oppure l’avvenuta vaccinazione, evitando in tal
modo la necessità di barriere restrittive e quarantene controproducenti. Al contrario, il tentativo di introdurre i cosiddetti “passaporti sanitari” non farebbe che ritardarne ulteriormente i tempi.
L’assunzione di corridoi sanitari per il turismo è già presente in alcuni Paesi e ciò dimostra che i viaggi internazionali possono avvenire con un rischio minimo ed accettabile. Sarebbe sufficiente l’uso di misure precauzionali che i governi dovrebbero condividere tra loro, almeno per quanto concerne le
destinazioni più frequentate. Azione peraltro largamente suggerita dal WTTC (World Travel & Tourism Council), il forum dei leader di business globali per i viaggi ed il turismo, composto da presidenti ed amministratori delegati di cento fra le organizzazioni più importanti del mondo, in rappresentanza di tutte le regioni e settori dell’industria.
I governi devono dimostrare ora la propria leadership, aprendo corridoi di viaggio bilaterali su rottechiave internazionali con Paesi che applicano i medesimi processi di gestione delle criticità da COVID-19. E’ indispensabile, e lo ripetiamo, far ripartire immediatamente il Turismo. Non è pensabile per la filiera globale, e soprattutto per l’Italia, attendere che la fase di vaccinazione di massa sia conclusa, peraltro aggravando il tutto con l’ipotetica introduzione del famoso passaporto sanitario.
Certamente i vaccini sicuri ed efficaci saranno fondamentali per debellare il virus e apporteranno comunque un beneficio di carattere psicologico. Tuttavia non devono e non possono essere un requisito per viaggiare, in quanto ciò ritarderebbe ulteriormente la rinascita del già sofferente settore del turismo, che assiste, impotente, alla perdita di milioni di posti di lavoro, con pesantissimi risvolti negativi sull’importante indotto e quindi sulla intera economia. Una recente ricerca del WTTC parla addirittura di 174 milioni di posti di lavoro a rischio nel mondo. Una visione catastrofica che mina terribilmente le già tenui forze economiche di numerosi Paesi a vocazione turistica, dove primeggia l’Italia.
La prevista riapertura poi della ristorazione all’aperto prevista per il prossimo 26 aprile, rappresenta un rischio per due motivi:
– Una penalizzazione per i ristoranti con sale interne che già a partire dallo scorso anno si erano dotati di tutti i DPI previsti dal protocollo, adottando le precauzioni relative alla sanificazione interna delle sale, oltre all’organizzazione dei servizi con i dovuti distanziamenti a norma.
– La ristorazione effettuata all’aperto, specie in siti dove è di solito presente un continuo passaggio di persone (centri storici, borghi, vie di passeggio) potenzialmente portatrici di virus, potrebbe addirittura favorire la trasmissione del covid.
La soluzione del QRcode da mostrare all’ingresso a cura di ogni cliente per dimostrare, sempre attraverso un tablet o uno smartphone, l’avvenuto vaccino o un esito favorevole del tampone effettuato in una data prestabilita, potrebbe essere la soluzione, alla stregua dei corridoi sanitari.
A fronte della grave crisi economica che attanaglia il settore, pensiamo sia anche opportuno indirizzare, in proporzione della perdita avuta, il 5×1000 della quota dell’IRPEF.
Si potrebbe considerare dell’altro.
Si parla di innovazione: la pandemia ha di fatto cambiato le nostre abitudini, sviluppando l’uso frequente della videoconferenza, di colpo divenuta una pratica alla stregua dell’uso del cellulare agli albori della telefonia mobile. Ciò ha sviluppato una serie di attività giornaliere di natura lavorativa, sociale e di svago che di fatto limita fortemente la componente del contatto fisico ma di contro sviluppa la conoscenza di nuovi orizzonti e rende più assidua la frequentazione tra persone lontane.
Nel settore turistico ciò è la cartina di tornasole, dove le destinazioni minori e fuori dall’occhio del turista internazionale diventerebbero un mezzo con forte potenzialità di sviluppo. Alla luce di ciò sarebbero fondamentali immediati investimenti nella tecnologia digitale. L’Italia è al 25° posto in Europa in fatto di digitalizzazione e all’ultimo posto per competenze digitali (solo il 44% le possiede).
La tecnologia digitale può, senza ombra di dubbio alcuno, favorire l’occupazione, offrendo una migliore qualità della vita; per esempio assicurando un migliore sanità, un ambiente più pulito, nuove possibilità di comunicazione e un accesso più agevole ai servizi pubblici ed ai contenuti culturali.
Internet è ancora un mondo costellato di ostacoli e barriere, quando invece sarebbe opportuno creare un mercato unico che permetta di sfruttare i benefici dell’era digitale.
Un ulteriore approccio al problema e’ dato dall’utilizzo, che riteniamo fondamentale anche nel settore turistico, della nuova frontiera del Blockchain, una sorta di evoluzione del QRcode, con maggiore certezza, rispetto a questo, di non essere modificato dal più esperto hacker. Permetterebbe quindi una “certificazione verde” assolutamente sicura da ogni tipo di contraffazione, evitando altresì pericolosi rischi di contagio.
Un altro punto da valutare, per noi di primaria importanza, e’ l’attenzione nell’estendere il sistema collaudato dell’eco-sismabonus 110% al settore ricettivo ed ai servizi annessi, con riparametrazione del massimale non per unità catastali bensì per metri cubi.

In ultima analisi -ultima non per importanza- e’ opportuno considerare, in tutte le sue sfaccettature, un punto che merita particolare attenzione, ossia quali siano gli interventi di salvataggio più idonei e tempestivi per le imprese turistiche ad evitare il forte rischio di trovarsi “vulnerabili” verso i potenziali
approcci della criminalità organizzata, ben propensa a “fiutarne” l’affare.
Alla luce di ciò pensiamo fermamente alla opportunità necessaria di valutare una sorta di “golden power” per il settore, tramite la creazione di un soggetto a partecipazione pubblica -o utilizzando anche la stessa Invitalia S.p.a.- con l’obiettivo di acquisire strutture ricettive già operanti sul mercato ma in crisi a causa dei risvolti pandemici, con immediata concessione in rent to buy aziendale agli stessi proprietari/gestori; tali strutture dovranno comunque essere in possesso di parametri tali al 31/12/2019 che dimostrino la loro capacità economica e finanziaria di operare sul mercato già in tempi pre covid.
I vantaggi di una simile operazione sarebbero molteplici, fra tutti:
– un’operazione per lo Stato a saldo zero, anzi spesso in attivo, considerando che a livello patrimoniale ci si troverebbe un valore intrinseco, dato da una struttura in cui l’immobile rappresenterebbe l’oggetto principale e non un mero credito, con tutte le problematiche di questo legate al suo eventuale recupero;
– evitare lo sciacallaggio da parte di investitori esteri e/o di natura criminale;
– mantenere un maggior tasso occupazionale, legato ad una già consolidata capacità di gestione pluriennale da parte dei precedenti conduttori delle strutture.

Convinti dell’ottima riuscita nel raggiungere l’obiettivo di risanare il settore turistico da parte delle nostre proposte sopra elencate, rimaniamo a disposizione per qualunque chiarimento in merito.

Con l’auspicio di un prossimo confronto cogliamo l’occasione per porgerVi i più cordiali saluti, augurandoVi un sereno e proficuo lavoro.

Dott.ssa Daniela Manno
Presidente Nazionale PIU’

Dott. Antonio Gigliotti
Segretario Nazionale PIU’

Dott. Mino Reganato
Direttore Nazionale Commissione Turismo PIU’